Vettriano

Vettriano

domenica 25 settembre 2011

Bah.

Mi sento come il contenuto delle lettere d'amore a Lili Brick: banale e vuota.
Vivo in questa cittadina immersa nella spazzatura e nell'odore di benzina da vent'anni. Non conto più i giorni che si susseguono sul calendario. Quelle buffe crocette che segnavano il passare del tempo, e che scandivano attese e rimpianti, avvicinandosi e allontanandosi da particolari eventi gioiosi o nefasti che siano, non ci sono più, neanche nel mio cuore.
Potrei dire che ho finito i pennarelli, e che non ne ho voglia di comprarne altri, ché tanto non mi son mai serviti, neanche da piccola, perchè detesto e sono incapace nel disegno. In realtà non è così, non proprio, almeno.
Alla signora del quarto piano non piacciono i maglioni: detesta l'inverno, ed è contenta che questo caldo appiccicaticcio e sudicio continui ad affliggerci. Forse è vero, sono troppo egocentrica. O forse sono gli altri ad essere tremendamente odiosi e cinici. Il fatto è che uno al mattino si sveglia come sempre, scazzato ma riservato, silenzioso; insomma, senza alcuna voglia di riversare sugli altri il benchè minimo malessere. Quindi si alza dal letto impastato di sonno e sudore, liscia le lenzuola per bene, apre la finestra, va a lavarsi, pulisce tutto quello che deve essere pulito, e così via. E va bene, ok, va bene così, niente di nuovo. Però non è giusto, non è giusto che mentre tu taci e mantieni, gli altri vogliano sfogarsi su di te, provocandoti e avanzando illazioni che nascondono da profonda invidia e tremenda paura. Non è giusto che si venga considerati un burattino da dirigiere, nè un oggetto da posizionare su una mensola, la stessa, per sempre, nè, tantomeno, un cane.
Un cane ce l'avete ora, porco dio, perchè non mi lasciate in pace, dunque?
Bah. Buona domenica.

1 commento:

  1. Tu lo sai che "qui scientia auget, auget et dolore", quindi conosci i rischi legati al tuo modo di sentire il mondo (e sono rischi che continui a correre, con coerenza e coscienza di te e di ciò che vuoi). Tra i rischi ce n'è uno che ti ha fatto scrivere una cosa come "non è giusto": credo sia quella la nostra fonte di maggior dolore (permettimi di usare il possessivo), nell'usare come parametro un principio che chiamiamo giustizia. Oh, non che sia inutile: è anzi utilissimo, un bel criterio per edificare, almeno ideologicamente, il mondo. Però non c'è cosa in questo mondo su cui gli uomini possano mettersi più difficilmente d'accordo. Credo che sarà sempre un conflitto insanabile. Non ho intenzione di abbandonare questo criterio per guardare al mondo, non voglio rinunciare a indignarmi e a star male per quell'indignazione quando vedo qualcosa che "non è giusto"; intimamente voglio continuare a mantenerlo. Ma forse, accanto a questo, mi farebbe bene assumere un punto di vista diverso che almeno non mi renda "banale e vuoto" quando mi scontro con questa realtà. Non parlo di alcun punto di vista in particolare, magari è qualcosa che dev'essere inventato. Forse funzionerebbe. Per me. Per te. Per tutti.
    Fino ad allora "forsan et haec olim meminisse iuvabit".

    Ti voglio bene!

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