Vettriano

Vettriano

mercoledì 14 novembre 2012

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Sono giorni che cerco di buttare giù due righe per liberarmi dal non-peso che sento nello stomaco. Non ce la faccio. Non ce la faccio. Non voglio essere coraggiosa, non voglio essere paziente, non voglio sentirmi dire dalla gente 'oh quanto sei brava a sopportare, come ti stimo', non voglio usare l'autoironia come strumento di forza e non voglio aspettare. Non me ne frega niente di quanto faccia bene essere dolci e remissivi, io non ci voglio stare, io voglio soffrire, si, io voglio soffrire senza consolazione e senza sconti. Mi sembra patetico cercare conforto negli altri, condividere i miei dolori, riderci sopra e cose del genere. Io ho diritto alla mia vita come tutti gli altri. E se agli altri fa bene sacrificarne metà per poi, forse, goderne in seguito, ebbene a me fa male, malissimo. Non ho intenzione di smettere, sia ben chiaro. Le cose vanno così perchè l'ho scelto e lo sceglierei, in fondo una delle croci mi sarebbe spettata comunque, ora si tratta solo di saperla portare con stile.
Oggi ennesima giornata di stress costante e di andirivieni fisciano-nocera-lavoro-letto-studio. Mi sento così stanca e così assonnata come mai in vita mia. Vorrei liberarmi dal mio corpo e andarmene fluttuando in giro per il mondo sotto la forma di un respiro, di bocca in bocca. Lasciare questa carcassa indolente e indecente sulla sedia della stanza e non doverla rivedere più. Non dovermi più guardare allo specchio nel tentativo di addolcire i tratti del viso, non dovermi più sforzare inutilmente per snellire delle cosce che resteranno così nei secoli dei secoli, e così via.
La smetterei di occuparmi di cose volgari, di soldi, di merci, di voci inconsistenti, di obblighi. Non posso, non posso. E così mi perdo, mi spezzetto, mi lascio indietro, mi dimentico in ogni luogo e in ogni luogo sono sempre presente, ecco perchè mi sembra di esserci già stata, e si perde sempre la magia della prima volta. C'è qualcosa che mi sta uccidendo dall' interno, sento la carne che si lacera, uno svuotarsi progressivo di me da me. La verità è che voglio dormire, voglio dormire per ore e ore e ancora svegliarmi e restare a letto per riaddormentarmi, e ancora dormire, dormire, dormire.