Vettriano

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martedì 18 novembre 2014

La libertà di non studiare.

Il link rimanda ad un mio recente articolo, una riflessione sulla scuola contemporanea e un' analisi del libro di Paola Mastrocola (Togliamo il disturbo - Saggio sulla libertà di non studiare). 
Se vi fa piacere, leggere, battete un like e condividete =)

http://www.lacittacambia.altervista.org/la-liberta-di-non-studiare/

lunedì 17 novembre 2014

tramontibeneventani.

.mi sembri Dylan Thomas
una vecchia rockstar
sorridente
infelice
che non dice mai
mai niente
della sua solitudine
te la leggo negli occhi
gli stessi occhi che
a volte piangono
non sanno neanche perché
.




martedì 4 novembre 2014

3-11-14

Ascolto con devozione il silenzio della casa. È un non-detto parecchio denso, un avvicendarsi di spazi atmosferici cavi, saturati da un numero in crescendo di notti insonni. Mi specchio nel dipinto di Atalanta e vedo una giovane donna inquieta, con un profilo severo, e un' età indefinibile e misteriosa. Nei suoi occhi ancora l' altare del tempio di Cibele e quel sacrificio incompiuto. Sulla scrivania carte, punte di matita, versi pallidi di mina inadeguata. Una consistente quantità di vaneggiamenti: le visioni si alternano di giorno alle profezie nefaste, un accalcarsi di presagi fantoccio che ci prendono in giro con una vergognosa facilità. Atalanta mia. Hai raccolto le mie più audaci preghiere. Letto le mie righe più appassionate, le mie confessioni rinnegate a costo di lacrime segrete. Una esondazione del cuore lasciò spazio ad una aridità di paranoie. Tu che hai le spalle appena scoperte dal peplo, tu spettatrice delle mie più spregevoli bassezze, sempre comprensiva della bestialità umana, attenta alle cose che sono state, risoluta nel tenere dischiuse per sempre le labbra per il tuo Melanione. I brividi rendono difficoltosa la messa a fuoco di alcuni dettagli, e così la grande onda della smania si porta via ogni bontà rivelatrice degli ultimi giorni. Arriverà ugualmente la fine, ed io non sarò ancora sazia, mi troverà con le falangi pronte, pulite, con i palmi piagati dallo sforzo dell' ancorarsi alla terra ruvida, con la saliva in abbondanza, miele in perenne attesa di migrare in altra bocca di fiore, con un solo inestinguibile fuoco nel cuore. Vertigine dell' essere quel che sono e non altro, infinita delega dei sentimenti: il desiderio del vino, della poesia, del letto. E poi delle rose, e dei girasoli. Di una stanza senza luce, mondata dal pulviscolo solare, abitata da mani forti. Fonte di ogni altro genere di vita, al di là di quella finestra, mi sei cara e sconosciuta: qui solamente acqua che taglia e disinfetta, poca cosa, si ci cura da soli. Il male sta tutto nella punta del dardo di Eros, ed io stoltamente continuo ad immolargli quel ferro vuoto all' interno. E sto qui, schifosamente supina, piegata con la schiena, a testa bassa sul niente, senza la forza di raggiungere il calore di una coperta. Tutte le azioni ordinarie oggi mi sembrano insostenibili perché umane. Geleró su questa sedia facendomi odiare per tutte queste vanesie fragilità: fossi più simpatica, più bella, più solare, più fiduciosa. Ma sono ciò che mi detta un qualche caso illogico ora dopo ora, gridandomi in testa. E vivo col delirio e sogno, o forse non sogno più. Pallida attendo pensieri ausiliari, mentre perdo battaglia e sanguino, io sola in mezzo al campo, senza avversario.