Vettriano

Vettriano

lunedì 8 giugno 2015

Due righe banali

Questa dovrebbe essere la mia ultima notte prima degli esami. Teoricamente. Perché si sa che gli esami non finiscono mai. Sono ansiosa di liberarmi presto di questo fardello ed ho anche un po' di paura. Prima ero protetta dal nido dei corsi e delle scadenze fisse da rispettare, lo studio quotidiano e gli appelli, tra una lettura e l'altra, tra una giornata e l'altra, con tutto quello che comporta. Ora invece? Non dovrò più comprare quaderni, penne, matite colorate. In attesa di una misteriosa abilitazione rimarrò inerte, sebbene potrò godere dei miei studi ancora più profondamente. Ma questo è un altro discorso. Di mezzo ci sta la laurea e non è cosa da poco. In questo momento mi limito a riflettere sul valore di questa ultima notte da studente universitario sotto esame. Ricordo l'ultimo esame della triennale. L'ansia e la malattia mi rodevano corpo e anima. Oggi a distanza di due anni ho ripreso peso, salute e anima. Sebbene non abbia corretto molti dei miei inguaribili difetti, sono cresciuta e sono cambiata, nonostante sia rimasta fedele a me stessa. Va bene così. Avanti tutta. Incrociamo le dita.

mercoledì 20 maggio 2015

Ricordando Mario Luzi

Mario Luzi, Il fiume


Quando si è giovani
e uno per avventatezza o incuria
segna senza badarvi il suo destino,
molti anni o pochi giorni
di vita irredimibile pagata tutta

o più tardi quando l’uomo non è più lui
e come dimesso da un giudizio
si regge con moti cauti
in una sopravvivenza minuziosa,

in un tempo o nell'altro
in cui meno forte stride,
meno crepita questo fuoco greco,

il fiume sceso giù dal giogo
non ha più tutte le voci
che oggi mi feriscono festose
e cupe in vetta a questo ponte aguzzo.
Il fiume allora ha una voce sola
o vitale o mortale. Chi l’ascolta
ha un cuore solo o greve o tempestoso.

“Tu che tieni stretto il filo
di rete del labirinto
dove sei che ti scinde in tante voci
la voce che mi guida” esclamo io
non si sa bene a chi,
compagno fedele o ombra.

Sotto pruni di luce, oltre le pile,
fiammeggia a scaglia a scaglia un’acqua ambigua
tra moto ed immobilità. Fa freddo,
pure scendono in molti per le ripe
alle barche legate ai pali, in molti
tentano il fiume e la sua primavera
su e giù con i remi e le pagaie.

“Felici voi nel movimento” dico
mentre fisso dal ponte
chi naviga con abbandono o lena
e guardo come crea
nel molteplice l’unità la vita; la vita stessa.

mercoledì 18 febbraio 2015

Michel Houellebecq.

Al link sottostante trovate un mio breve articolo su uno dei romanzieri contemporanei a mio giudizio più profetici e illuminanti, Michel Houellebecq.
Se vi va, date un' occhiata:

http://www.lacittacambia.altervista.org/michel-houellebecq-il-romanziere-della-decadenza/