Vettriano

Vettriano

mercoledì 24 agosto 2011

Tristezza sommessa.

Dormivi. Ti sveglio.
Il gran mattino reca l'illusione di un inizio.
Avevi dimenticato Virgilio. Sono qui gli esametri.
Ti porto molte cose.
I quattro elementi dei greci: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria.
Un solo nome di donna.
L'amicizia della luna.
I chiari colori dell'atlante.
L'oblio, che purifica.
La memoria che sceglie e che riscrive.
L'abitudine che ci aiuta a sentirci immortali.
Il quadrante e le lancette che dividono l'inafferrabile tempo.
La fragranza del sandalo.
I dubbi che chiamiamo, non senza vanità, metafisica.
Il manico del bastone che la tua mano attende.
Il sapore dell'uva e del miele.

Jorge Luis Borges.

*

Tristezza a granuli, sommessa, intervallata da momenti statici e dilatati di puro e sano nulla.
L' attesa continua di un' altra attesa, la ripetizione infinita degli stessi concetti, l' elaborazione mal riuscita del lutto della mia vita precedente, un gigantesco, continuo cambio di programma (io detesto i cambi di programma), e poi ancora l' attesa, l' attesa delle vacanze quando tutti tornano al lavoro, l' attesa del ritorno che nasconde una nuova attesa ancor più lunga, l' attesa della sfida che nasconde una nuova attesa ancor più densa, la nebbia densa, che non c'è mai in questo perennemente soleggiato e ridente Sud del cazzo. Se avessi realmente qualcosa da dire, probabilmente scriverei il romanzo della mia vita. O una raccolta di racconti, o qualsiasi altra cosa teleologica. Il fatto è che la città, l' inutilità dei sentimenti che non vince la distanza, l' afa e tutto ciò che mi viene in faccia o contro durante questi mesi, durante questo tempo, incalcolabile in fondo, ché non so dire se son mesi o anni, o secoli o minuti, è impalpabile, inafferrabile, vuoto, vacuo, fatuo e quant' altro ci sia a nostra disposizione all' interno del dizionario della lingua italiana per descrivere la privazione e il non senso. Dunque, semplicemente, sono qualcuno che conosce la tecnica ma è privo di qualsivoglia contenuto. Le idee dovrebbero essere cullate per lo meno da un pò di brezza, invece qui continua, giorno e notte, ad esserci sempre la stessa, identica, opprimente aria stanca. Aria senz' aria, ché quando inspiri tiri giù soltanto fuoco che non ti uccide ma ti brucia, ti brucia dentro, polverizzando ogni cosa, ogni cosa nel suo incendio costante. E poi via ad ascoltate i clacson ininterrotti e prolungati, i passi stanchi e grevi, i sospiri e le invettive, a sentirsi addosso il sudiciume di un' estate mal vissuta e mal riuscita, costellata dalle continue, ingiuste vittorie del disamore che vince, vince sempre contro i buoni propositi e i sentimenti sinceri e disinteressati. Il veleno si annida in tutte le cose che tocco o ascolto, o assaggio, sotto la lingua l' amaro ha la sua dimora, e io continuo ad essere un ospite in questa casa, formalmente ben accolto, ma maledetto dall' interno. Penso, penso a quando avevo tanti di quei sogni che potevo riempirci le giornate, e forse è quello che ho fatto in assenza di altri modi per passare il tempo, riempire i giorni e le pagine con i miei sogni, fino a consumarli, a renderli privi di quel vigore con il quale si erano manifestati in me. Penso a quando l' amore poteva vincere tutto, come nelle favole e negli aforismi latini, e si fidava, l' amore, si fidava di se stesso, di me, e dell' universo intero. Penso a mio nonno, morto da dieci anni, perchè era l' unica persona con un pizzico di buon senso e di amore incondizionato verso di me. Penso a chi e a cosa è rimasto, e allo schifo che mi sale in gola quando mi guardo attorno. Penso al 26 Dicembre di vent' anni fa. E all' oblio, dimensione unica e totale che mi appartiene. Penso alla mia professione futura, con gioia e desiderio di essere. Mi guardo intorno e non c'è niente. I treni non sono sui binari. Non ci sono. L' umidità ha coperto le colline.

sabato 20 agosto 2011

Lista dei desideri!

Benchè qualcuno sostenga il contrario, io so benissimo che cosa desidero fare nei miei probabili anni futuri.
So che voglio insegnare, sopra tutte le cose.
So che voglio scrivere.
So che voglio vivere in una casa diversa da questa, piccola, sporca, disordinata e con le pareti coloratissime.
So che voglio accanto un uomo che mi comprenda, prima di tutto.
So che non voglio avere figli, nè a 30, nè a 40 anni, mai.
So che voglio continuare la mia infinita, inutile ricerca.
E poi so che voglio stare il più lontano possibile da loro.
E questo è quanto.
Si aspetta per aspettare, non si finisce mai di attendere.
Spero solo di non morire durante l' attesa, o prima che s' intraveda una delle mete.
Sarebbe un vero peccato.