"Il
volere precede dunque ogni cosa: infatti le forze della ragione sono
per natura ancelle del volere."
Te
lo sei chiesto un sacco di volte, perché ai tuoi genitori il Natale
non piacesse così come piaceva a te, da bambino. E per quanto
volessi concentrarti sul trovare una spiegazione, in fondo non avevi
tempo, c'erano dei giochi a cui dovevi prestare tutta la tua
attenzione, e non c'era neanche un minuto da perdere.
Già,
un minuto da perdere.
Quanti
minuti perdiamo, adesso che il mondo ci definisce quasi adulti,
sospesi nell' oblio di una condizione senza scampo e senza paura, che
affrontiamo di petto come se volessimo vestirci col vessillo del
nostro coraggio inesistente, che si scontra costantemente con la
pochezza intellettuale dei luoghi e delle situazioni che ci stanno
attorno. E' facile, in altri termini, fissare il vuoto per ore e
fumare l' ennesima sigaretta, non c'è nulla di male nell' inazione,
non c'è nulla di male. Riflettere fa bene, dicono. Dicono che le
gambe poi ti fanno male se cammini troppo. E devi comunque fermarti
per riprendere energie. Dunque, perché sprecarle queste energie? E
in ogni caso, dov'è che sono queste energie? Io non ne ho più. Le
ho consumate tutte per giocare coi regali di Natale.
Ci
stiamo perdendo in un labirinto indistinto di cose da fare, e di cose
da evitare. Come se ci avessero affidato tutti gli errori e tutte le
chiavi delle prigioni mentali, possedimenti antichi delle passate
generazioni, col compito di rimediare a tutto, di riprenderci la
nostra e la loro libertà, a tutti i costi e con tutti i mezzi. E
così strappiamo le nostre costruzioni sentimentali dopo averle
arredate nel più piccolo particolare con un calcio impietoso. Perché
è necessario dar sfogo alla propria istintualità repressa. Represso
è una parola che non piaceva ai nostri genitori, quando avevano la
nostra età. A noi non piace la parola rispetto, ad esempio.
Sacrificio, responsabilità. Esistono universi fatti di negatività
piena, abitati da persone che sono veramente stanche di vestire di
stracci e di elemosinare virtù agli angoli dei cuori altrui.
Rispetto, sacrificio, responsabilità. Trovarsi davanti ad una bestia
immonda che riesce a succhiarti l' anima con un bacio in bocca e
nello stesso tempo a strapparti gli organi con una lama affilata è
diventato una specie di rito iniziatico, attraverso il quale tutti
sembra dobbiamo passare prima o poi. Una sorta di battesimo del
reale, tanto per evitare che qualcuno resti convinto fino alla fine
della bellezza assoluta dell' esistenza e della purezza incontaminata
della natura. Il male è dopotutto una costante da assaporare fino in
fondo, poiché si porta dietro il fascino della morte. E tuttavia
sono secoli che la morte appare più sensuale della vita per poi
rivelarsi soltanto più anestetica.
Il
bambino, dopo essersi annoiato dei suoi stessi giochi tanto bramati,
sbatte e ribatte la testa contro il muro che lo rinchiude all'
interno di una stanza dalle pareti bianche. Finché macchie
indistinte di rosso non cominciano a disegnare strade di sangue da
intraprendere. E allora tu, che sei seduto a fumare fuori al tuo
balcone mediocre, spegni la tua sigaretta, e per non sentire il
terrore che monta da dentro e stringe la gola ti alzi, per squarciare
il velo dell' immobilità afosa, per conquistare un minimo di dignità
agli occhi di te stesso, e te ne torni dentro, per continuare la tua
passeggiata inutile dentro i viali dell' insensato.
Tocchi,
tocchi tutte le cose che vedi, quando sei bambino. E se non le tocchi
non ti si tolgono dalla testa, quelle cose, continuano ad
ossessionare il tuo sonno e la tua veglia, finché poi per
inesorabile natura acquisisci una serie di indispensabili esperienze
secondo le quali dovresti vivere decentemente in nome di un codice
personalissimo. Di quel codice, però, oggi noi non ce ne facciamo
proprio niente. Resta una specie di bel quadro affisso in cameretta,
un paesaggio di pastello da contemplare per evadere dal circostante.
Una teoria. Maledetta pratica. Che ci porta ad esplorare lidi dei
quali non avremmo mai potuto avere conoscenza. Nessuno legge e
interpreta niente alla stessa maniera, se non contestualizza il suo
testo. Badare al contorno è così faticoso che si preferisce
afferrare alla cieca e altrettanto alla cieca possedere tutte le
cose. Perché quello che conta è il momento. L' hic et nunc. Peccato
che sia tutto un hic et nunc. Anche il futuro. Che invece diventa un
losco individuo da evitare, roba da scappare solo a vederlo dal
lontano.
Tutto
il sangue che ho perso dalla testa ha disegnato sulle mie pareti
luoghi che non vedrò mai. Se vengono dalla mia testa, mi dicevo, non
possono che essere reali. Non sono stata io a disegnarli. Qualcuno me
li avrà messi dentro. In attesa che li rivelassi a me stessa. Fosse
stato così semplice. Fossi stata meno convinta.
...
Ed è vero
che il nostro tempo è limitato che siamo di
passaggio che la luce del sole dovrebbe darci un motivo validissimo
per muovere i piedi sulla terra è vero anche che siamo malati però
malati di questa stessa vita che qualcuno gioca a darci e poi a
toglierci a strapparci dalle mani e forse è per immagine e
somiglianza di questo dio crudele che ci facciamo del male godendone
e non siamo più uomini ma siamo maiali e se ci sgozzassero adesso
forse se le mani fossero quelle giuste non ci dispiacerebbe neanche
in fondo durante tutto questo tempo non ho fatto che immaginare una
vita che non avrò mai e tutta quella felicità dov'è che è andata
a finire tutto l' entusiasmo dei regali di natale e tutta la voglia
di dare all' altro quello che avevo e quello che non ho di inventarmi
vesti migliori io non ne ho più mi fanno spostare gli arti tutta una
serie di grovigli curiosi e un forte istinto all' autoconservazione
come siamo attaccati alle cose dopotutto alla vita come siamo
innamorati di tutte le cose che ci devastano siamo veramente malati
di esistere.
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