Vettriano

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sabato 24 agosto 2013

I regali di Natale.


"Il volere precede dunque ogni cosa: infatti le forze della ragione sono per natura ancelle del volere."


Te lo sei chiesto un sacco di volte, perché ai tuoi genitori il Natale non piacesse così come piaceva a te, da bambino. E per quanto volessi concentrarti sul trovare una spiegazione, in fondo non avevi tempo, c'erano dei giochi a cui dovevi prestare tutta la tua attenzione, e non c'era neanche un minuto da perdere.

Già, un minuto da perdere.

Quanti minuti perdiamo, adesso che il mondo ci definisce quasi adulti, sospesi nell' oblio di una condizione senza scampo e senza paura, che affrontiamo di petto come se volessimo vestirci col vessillo del nostro coraggio inesistente, che si scontra costantemente con la pochezza intellettuale dei luoghi e delle situazioni che ci stanno attorno. E' facile, in altri termini, fissare il vuoto per ore e fumare l' ennesima sigaretta, non c'è nulla di male nell' inazione, non c'è nulla di male. Riflettere fa bene, dicono. Dicono che le gambe poi ti fanno male se cammini troppo. E devi comunque fermarti per riprendere energie. Dunque, perché sprecarle queste energie? E in ogni caso, dov'è che sono queste energie? Io non ne ho più. Le ho consumate tutte per giocare coi regali di Natale.

Ci stiamo perdendo in un labirinto indistinto di cose da fare, e di cose da evitare. Come se ci avessero affidato tutti gli errori e tutte le chiavi delle prigioni mentali, possedimenti antichi delle passate generazioni, col compito di rimediare a tutto, di riprenderci la nostra e la loro libertà, a tutti i costi e con tutti i mezzi. E così strappiamo le nostre costruzioni sentimentali dopo averle arredate nel più piccolo particolare con un calcio impietoso. Perché è necessario dar sfogo alla propria istintualità repressa. Represso è una parola che non piaceva ai nostri genitori, quando avevano la nostra età. A noi non piace la parola rispetto, ad esempio. Sacrificio, responsabilità. Esistono universi fatti di negatività piena, abitati da persone che sono veramente stanche di vestire di stracci e di elemosinare virtù agli angoli dei cuori altrui. Rispetto, sacrificio, responsabilità. Trovarsi davanti ad una bestia immonda che riesce a succhiarti l' anima con un bacio in bocca e nello stesso tempo a strapparti gli organi con una lama affilata è diventato una specie di rito iniziatico, attraverso il quale tutti sembra dobbiamo passare prima o poi. Una sorta di battesimo del reale, tanto per evitare che qualcuno resti convinto fino alla fine della bellezza assoluta dell' esistenza e della purezza incontaminata della natura. Il male è dopotutto una costante da assaporare fino in fondo, poiché si porta dietro il fascino della morte. E tuttavia sono secoli che la morte appare più sensuale della vita per poi rivelarsi soltanto più anestetica.

Il bambino, dopo essersi annoiato dei suoi stessi giochi tanto bramati, sbatte e ribatte la testa contro il muro che lo rinchiude all' interno di una stanza dalle pareti bianche. Finché macchie indistinte di rosso non cominciano a disegnare strade di sangue da intraprendere. E allora tu, che sei seduto a fumare fuori al tuo balcone mediocre, spegni la tua sigaretta, e per non sentire il terrore che monta da dentro e stringe la gola ti alzi, per squarciare il velo dell' immobilità afosa, per conquistare un minimo di dignità agli occhi di te stesso, e te ne torni dentro, per continuare la tua passeggiata inutile dentro i viali dell' insensato.

Tocchi, tocchi tutte le cose che vedi, quando sei bambino. E se non le tocchi non ti si tolgono dalla testa, quelle cose, continuano ad ossessionare il tuo sonno e la tua veglia, finché poi per inesorabile natura acquisisci una serie di indispensabili esperienze secondo le quali dovresti vivere decentemente in nome di un codice personalissimo. Di quel codice, però, oggi noi non ce ne facciamo proprio niente. Resta una specie di bel quadro affisso in cameretta, un paesaggio di pastello da contemplare per evadere dal circostante. Una teoria. Maledetta pratica. Che ci porta ad esplorare lidi dei quali non avremmo mai potuto avere conoscenza. Nessuno legge e interpreta niente alla stessa maniera, se non contestualizza il suo testo. Badare al contorno è così faticoso che si preferisce afferrare alla cieca e altrettanto alla cieca possedere tutte le cose. Perché quello che conta è il momento. L' hic et nunc. Peccato che sia tutto un hic et nunc. Anche il futuro. Che invece diventa un losco individuo da evitare, roba da scappare solo a vederlo dal lontano.

Tutto il sangue che ho perso dalla testa ha disegnato sulle mie pareti luoghi che non vedrò mai. Se vengono dalla mia testa, mi dicevo, non possono che essere reali. Non sono stata io a disegnarli. Qualcuno me li avrà messi dentro. In attesa che li rivelassi a me stessa. Fosse stato così semplice. Fossi stata meno convinta.

...

Ed è vero che il nostro tempo è limitato che siamo di passaggio che la luce del sole dovrebbe darci un motivo validissimo per muovere i piedi sulla terra è vero anche che siamo malati però malati di questa stessa vita che qualcuno gioca a darci e poi a toglierci a strapparci dalle mani e forse è per immagine e somiglianza di questo dio crudele che ci facciamo del male godendone e non siamo più uomini ma siamo maiali e se ci sgozzassero adesso forse se le mani fossero quelle giuste non ci dispiacerebbe neanche in fondo durante tutto questo tempo non ho fatto che immaginare una vita che non avrò mai e tutta quella felicità dov'è che è andata a finire tutto l' entusiasmo dei regali di natale e tutta la voglia di dare all' altro quello che avevo e quello che non ho di inventarmi vesti migliori io non ne ho più mi fanno spostare gli arti tutta una serie di grovigli curiosi e un forte istinto all' autoconservazione come siamo attaccati alle cose dopotutto alla vita come siamo innamorati di tutte le cose che ci devastano siamo veramente malati di esistere.


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