I disastri maggiori nascono dall' incapacità di gestire una pluralità. In alcuni individui tale pluralità non si presenta, ed è più facile. In altri, invece, l' anima si manifesta così, plurale: vuoi per un' accentuata curiosità, vuoi per un' acutezza intellettuale superiore, vuoi per un fortuito caso. Ebbene, chi nasce con un' anima plurale ha il dovere morale nei confronti di se stesso e del mon...do di educarsi alla corretta gestione del proprio Io, rischiando, altrimenti, di generare un meccanismo corrotto e vorticoso, un pensiero circolare all' interno del quale il soggetto passa da un' idea all' altra senza smettere mai di non-essere; non già come i sofisti, nobili e scaltri possessori del proprio Io e del loro opposto, manipolatori del pensiero, ma come belve irragionevoli ed affamate, condannate a non cibarsi mai di nulla poichè non hanno la capacità nonchè la lucidità di discernere il commestibile dal velenoso, prese come sono dai loro terrori incontrollati, dai loro istinti insaziabili. Chi ha un' anima plurale è condannato alla riflessione, alla meditazione, alla convivenza scomoda con se stesso: solo se dialogherà costantemente con tutte le sue parti in causa, ponendosi tra loro come mediatore e risolutore di dispute, solo se i suoi occhi incontreranno centinaia di righe vergate dai Maestri del pensiero, solo se vivrà in nome dell' umanità dei sentimenti, vivrà una vita dignitosa e soddisfacente. In caso contrario, errerà senza possedere nulla, poichè in primo luogo non possiederà se stesso, e dunque non potrà scegliere neanche di non possedere, poichè non saprà discernere il possesso dal non possesso, l' amore dal sesso, l' abitudine dalla struttura: vagherà tra le terrene sorti disgraziate mentre un inguaribile male lo divora dall' interno. E' questo male è la negazione di se stessi, ed è un male terribile, perchè lo ha generato il caos: e se al caos non subentra il cosmos, allora per l' uomo non v'è alcuna possibilità di vita su questa terra.
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