Vettriano

Vettriano

sabato 20 ottobre 2012

Al solito...

Un' enorme prigione con dei relativamente grossi prolungamenti, ecco dove mi trovo, o dove ho l'impressione di trovarmi.
Un centro di reclusione quale è la mia casa, la mia stanza in particolare, e poi un grosso cortile dove prendere l' ora d'aria, che spazia dalla città alla periferia, fino alle diramazioni più 'lontane' quali l' università e i paesi limitrofi. Un unico grande paese, il paese dei progionieri, il mio paese, quello che mi porto nonostante tutto nel cuore e che mi ficco a forza nelle vene. Non sarà mai nostalgia, sarà piuttosto l' impronta indelebile che certi luoghi ti lasciano addosso. Un'impronta sudicia, per la fattispecie, untuosa, difficile da lavare via.
E' complicato esprimere le ragioni del proprio cuore; quando le parole sono il frutto del retroterra sociale e culturale che frequenti non sempre vengon fuori come vorresti, e io non sono più in grado di metterci le redini, alle mie parole. Sono scomode e unte come il posto che vivo, del quale respiro l'aria malsana e infetta. Non c'è niente da aggiungere. Porto con me il vessillo della mediocrità che mi circonda, e hai voglia a gridare e a dimenarti, non sono così anch'io, mi ci trovo per sbaglio, è tutto inutile, io sono quello che abito, io sono queste mura scrostate e piene di effigi barocche, io sono la spazzatura che sommerge Nocera, io sono il banco polveroso dell' Università, io sono l' afa in Ottobre, io sono lo smog delle strade nel traffico. E per questo non sono una bella persona.
Questa identificazione mi fa molto soffrire, si è attaccata a me la cosa sbagliata, è vero che desideravo che qualcosa o qualcuno non si separasse più da me, ma mi è andata male, ora mi ritrovo a far l'amore con il marcio, non è una bella cosa.
Perfino i cani in questa gabbia non sono i cani, c'è stato uno scambio di anime, e il mio cane che non parla penso che fosse una gentile, dolce ragazzina dai capelli ramati, in origine, quando nell' universo tutto era diritto e non al rovescio.
Immagino che da qualche parte ci sia la fila per prendere una copia della chiave e uscire, ma io non ho mai avuto tutta questa fortuna con le chiavi, è risaputo. Dopotutto, se fossi in voi, non esiterei a fuggire comunque via anni luce.
Ed è questo quello che provo, un terrore insano di non conoscere mai la libertà, mentre tutti me la strappano da sotto il naso e se ne vanno. Lontano da me. Che non è che poi sia questa grande persona da perdere, eh. Anzi. Sono la più seccante delle donne, la più pedante, quella che si ricorda per filo e per segno tutte le cose dette e quelle non dette e perfino quelle pensate. Un personaggio scomodo, insomma. Una che non si accontenta di fiori e cioccolatini, una che non vuole andare in discoteca e non vuole fare le tre di notte ciondolando tra un locale e un altro, una che non vuole passeggiare in posti ridicoli e che non ama divertirsi forzatamente per far piacere a qualcun altro. Una che se vuole una cosa se la rompe la testa, nel muro. Che non molla l'osso, mai.
Neanche quando l'osso non c'è.
E quindi nulla, non tocca a me fare un bilancio. Ci sono sicuramente posti e persone peggiori di me. Qualche mix ancora più orrido. Sicuramente.
Una vita trascorsa ad aspettare, a guardare gli altri dalla finestra, di nascosto.
Una vita nascosta.
E poi mi si chiede perchè ho timore e orrore della luce, perchè aborro il sole a mezzogiorno e perchè detesto le luci gialle artificiali.
E poi mi si chiede perchè ho timore.

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